Biglietti!

Salgono in tre e se non sei più che svelto e rimani incastrato sul bus non hai scampo. “Biglietti prego!” G. è alle prese con uno studente universitario che tira fuori il modulo per il pagamento, dice “guardi ce l'ho qua pronto da pagare”. “Sì, vedo, ma scadeva a settembre e ora siamo a ottobre avanzato”.

Lo studente ha avuto da fare, non ha avuto tempo, può dimostrare che lui voleva, che l'avrebbe fatto, certo forse non oggi, che è già pomeriggio, ma domani sicuro. “Domani le consiglio di farlo, costa molto meno della multa”. “Ma lei cosa sta dicendo che non volevo fare il biglietto? Io l'ho sempre fatto l'abbonamento, e ora sto per rifarlo. È che ogni giorno le lezioni, vai, vieni, insomma, sono un po' in ritardo, ma domani lo faccio, è sicuro”. “Si figuri se non la capisco. Ho due figlie all'Università, vai, vieni. È difficile fare il papà, e pure fare il figlio coi tempi che corrono. Oggi però io vedo che lei l'abbonamento non ce l'ha, e io sono qui per controllare che tutti quelli che sono su questo bus abbiano pagato il biglietto, e se non l'hanno pagato devo fargli la multa, e questo è tutto; nome e cognome”.

È così difficile osservare qualcuno che sa cosa è lì a fare che osservare G. all'opera, calmo, tranquillo, dialogante, ma senza cedimenti, mi ha sorpreso. Lo so, lo capisco, spiega al ragazzo privo di abbonamento, anch'io ho due figlie. Ma evita di cadere in una discussione a chi ne sa di più della difficile vita degli studenti, o sulla reale volontà dell'interlocutore di pagare, prima o poi, l'abbonamento. L'abbonamento oggi non ce l'ha, e io sono qui per controllare, e se trovo qualcuno senza biglietto, il mio dovere è di fargli la multa, e discorso chiuso.