Carretti in attesa al mercato |
La
prima volta che ho messo piede al reparto radiologico dell'ospedale
B. la prima cosa che ho sentito è stata la confusione di persone nei
corridoi. Tecnici, medici si spostavano a gran velocità tra una
stanza e l'altra, porte si aprivano, porte si chiudevano, come se
fosse in corso una grande emergenza. Nel frattempo anche i familiari,
con il passo lento e quasi rassegnato di chi è lì a chiedere il
favore di un'informazione, entravano e uscivano dalle stanze in cerca
dei medici.
A ogni incrocio tra il personale dell'ospedale e i familiari una sosta e una domanda, e l'indicazione, per tutti, di rivolgersi in segreteria, dove una addetta continuava a chiamare i medici tramite altoparlanti. I trilli dei cercapersone completavano il concerto. La confusione era sconcertante e non si riusciva a capirne la genesi. È colpa dei tecnici, è colpa dei medici, è colpa del caporeparto. Ognuno aveva una spiegazione di comodo. La verità era molto più semplice e insieme più complessa. Il reparto di radiologia fa insieme diagnosi e ricerca, ha una tradizione importante e progetti di grande rilievo e impegno. Negli ultimi anni i ritmi di lavoro sono cresciuti di intensità, rispondono a nuovi standard definiti dalla Regione per migliorare la produttività. È andata a finire che se i medici vogliono ricavarsi qualche ora per la ricerca devono rifugiarsi dentro qualche ufficio e non rispondere alle chiamate. I tecnici si sono quindi trasformati in agenti di polizia che inseguono i medici, e la segreteria organizzativa è sovraccarica di tensione fino quasi a scoppiare. Non è colpa di nessuno, ma è cambiato il mondo e ognuno prova ad adattarsi salvaguardando quanto ha di più caro, la ricerca per i medici, l'operatività per i tecnici, che però sono diventati due valori in competizione. E come se non bastasse adesso nei team di ricerca ci sono anche i fisici e gli psicologi, una grande novità per medici abituati a fare tutto da sé, a quali condizioni troveranno il tempo per partecipare alle riunioni di equipe?
A ogni incrocio tra il personale dell'ospedale e i familiari una sosta e una domanda, e l'indicazione, per tutti, di rivolgersi in segreteria, dove una addetta continuava a chiamare i medici tramite altoparlanti. I trilli dei cercapersone completavano il concerto. La confusione era sconcertante e non si riusciva a capirne la genesi. È colpa dei tecnici, è colpa dei medici, è colpa del caporeparto. Ognuno aveva una spiegazione di comodo. La verità era molto più semplice e insieme più complessa. Il reparto di radiologia fa insieme diagnosi e ricerca, ha una tradizione importante e progetti di grande rilievo e impegno. Negli ultimi anni i ritmi di lavoro sono cresciuti di intensità, rispondono a nuovi standard definiti dalla Regione per migliorare la produttività. È andata a finire che se i medici vogliono ricavarsi qualche ora per la ricerca devono rifugiarsi dentro qualche ufficio e non rispondere alle chiamate. I tecnici si sono quindi trasformati in agenti di polizia che inseguono i medici, e la segreteria organizzativa è sovraccarica di tensione fino quasi a scoppiare. Non è colpa di nessuno, ma è cambiato il mondo e ognuno prova ad adattarsi salvaguardando quanto ha di più caro, la ricerca per i medici, l'operatività per i tecnici, che però sono diventati due valori in competizione. E come se non bastasse adesso nei team di ricerca ci sono anche i fisici e gli psicologi, una grande novità per medici abituati a fare tutto da sé, a quali condizioni troveranno il tempo per partecipare alle riunioni di equipe?
Cambiamenti
organizzativi, cambiamenti di priorità dettati dalle istituzioni,
cambiamenti nei ruoli, tutto concorre a generare cambiamento, ma le
persone quando questo arriva non sono pronte, scontano l'inerzia
delle abitudini, su cui hanno costruito l'immagine di sé e
l'orgoglio di mestiere. Allora cercano uno spazio per salvaguardare
il proprio spazio generando disagio, esclusione, inefficienza. Non è
colpa di nessuno, difficilmente chi è impegnato a lavorare giorno
dopo giorno si accorge dei cambiamenti progressivi e minimali. Il
giorno dopo sembra sempre uguale al precedente. In realtà
cambiamento dopo cambiamento tutto si è trasformato, e quello che
sembrava adatto a svolgere il proprio compito, all'improvviso diventa
controproducente, difensivo, aggressivo verso le nuove figure, come i
fisici impegnati nei team di ricerca, considerati alla stregua di
supertecnici, e non come figure decisive data la crescente
complessità delle ricerche stesse e delle macchine con cui si
svolgono.
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