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domenica 8 luglio 2012

Il lavoro come apprendimento di nuovi linguaggi



Intervista a Roberto Bortolotti, 13 aprile 2012
Direttore di AMNU, Azienda Municipalizzata Azienda Urbana di Pergine Valsugana, Trento
Il Cretto di Burri a Gibellina

Che lavoro fai? Me lo descrivi?
Sono il direttore in un'azienda che raccoglie rifiuti e fa servizi funebri, il mio compito è di mettere in condizione gli altri di lavorare nell'azienda; agisco con la relazione con l'obiettivo di coalizzare le persone intorno a un'idea e un progetto.

Qual è la cosa più importante nel tuo lavoro, che non devi assolutamente trascurare?
I rapporti umani, all'interno e all'esterno. Nel lavoro e nei progetti le persone sono protagoniste, quindi fare squadra è parte costitutiva del mio lavoro.
Questo secondo me significa innanzitutto non offendere l'altro, metterlo in condizione di poter esistere, dare il proprio contributo. Le aziende che funzionano, sono quelle che riescono a racchiudere anche gli opposti, non sempre si può andare d'accordo con tutti, l'importante è che tutti possano dare il proprio contributo.
Come è cambiato il tuo lavoro negli ultimi tre anni?
Negli ultimi tre, quattro anni è fortemente cambiato, con il presidente precedente il mio è stato un ruolo operativo esecutivo, era un tecnico, è stata una figura paterna, anche paternalistica; io ero molto controllato, gestito, protetto. Era un presidente che curava i rapporti umani e il clima e si esponeva poco, cosa che mi ha sovraesposto. Il nuovo presidente è un politico, con lui ho dovuto imparare un nuovo linguaggio, una scala di valori che per un ingegnere è difficile; noi ingegneri siamo abituati a un linguaggio matematico di base, ora ho dovuto rendermi conto che per un politico il primo valore è la fedeltà, il senso di appartenenza al gruppo. Questo vuol dire che per arrivare ai miei obiettivi, che rispondono al bene collettivo, bisogna cedere su questo punto, magari semplicemente evitando di dire una cosa. Ho dovuto cominciare a parlare questo linguaggio.

Secondo te, cosa ha determinato in massima parte questo cambiamento?
L'età, e forse una fase diversa del lavoro. La rivoluzione, iniziata quando abbiamo introdotto il sistema di raccolta differenziata attuale, con il porta a porta per il residuo, la raccolta stradale per tutti gli altri materiali, ora si è completata, siamo in una situazione di ordinaria amministrazione. Pensa che sono dieci anni che lavoro qui e non mi era mai capitato di stare così tanto nello stesso posto.
Prima ho lavorato in Sony, in uno stabilimento che ora ha chiuso, con 300 dipendenti. Facevamo audiocassette. Il mio era un lavoro tecnico/gestionale, capoturno, responsabile di reparto, responsabile di produzione. Per più di un anno ho fatto i turni di notte, che è stata una grande esperienza formativa. Lì mi sono reso conto che il Paese è basato pure su una forza lavoro che va a dormire alle 7,30 del mattino, che ha tempi completamente diversi da quelli normali.

È cambiato qualcosa nel tuo atteggiamento verso il lavoro a seguito di questi cambiamenti? Perché?
Ultimamente ho avuto anche fasi di ansia, non avevo mai percepito il rischio di perdere il lavoro e non sono bravo a lavorare di risparmi, non ho grandi margini; ho famiglia, due bambine che crescono, è stato formativo.

È cambiato qualcosa nelle tue azioni a seguito di questi cambiamenti? Perché?
Intanto lavoro in prospettiva, percepisco la precarietà del nostro stato, mi sono reso conto della fragilità e precarietà di tutte le cose, del ruolo, delle relazioni, delle abitudini. Come contromisura ho provato ad agire per quanto possibile partecipando a delle reti di relazioni, mi sono impegnato attivamente nell'Assodirigenti industriali di Trento, dove ho scoperto che in Trentino ci sono il 30% di iscritti di licenziati. Cerco di curare più rapporti possibile dal punto di vista relazionale, mi faccio vedere, in modo da potere tenere aperto qualche canale per eventuali novità.

Cosa non sopporti del tuo lavoro?
Adesso mi tocca sopportare un po' tutto. In generale credo che sia perdente l'assenza di coerenza, che invece alla lunga paga; certe volte vedo che non riesco a fare passare questo concetto, sono occasioni perdute e rischi potenziali. Ti faccio un esempio, ci sono associazioni che si impegnano nella raccolta dei tappi in plastica delle bottiglie, e questo non ha senso, perché i tappi vengono pagati 150 € a tonnellata, ma se li vendi separatamente il loro prezzo scende a 50 € a tonnellata. Noi raccogliamo e vendiamo insieme bottiglie e tappi, invece in questo modo si finisce per perderci tutti. Mi sembra che ci sia mancanza di un disegno perseguito, di un obiettivo a cui tendere, e questo ci espone a rischi enormi, ad esempio se arriva un giornalista che vuole evidenziare questo non senso. Noi abbiamo anche una funzione educativa e mi sembra pericoloso lasciare passare certe convinzioni prive di fondamento.

Qual è la cosa più importante che ritieni di avere imparato nel tuo mestiere?
L'esistenza di un linguaggio a cui dei risultati non importa nulla. Credo comunque che sia una chiave di lettura che è importante avere.

Quando dici che hai fatto bene il tuo lavoro?
Nonostante tutto, il fatto di essere riusciti di modificare il sistema di raccolta degli imballaggi in plastica per andare verso un sistema trentino condiviso [in Trentino sono 13 i bacini di raccolta dei rifiuti. In ogni bacino vigono sistemi di raccolta diversi che cambiano nel giro di pochi chilometri, contribuendo così a disorientare i cittadini, ndr]. Sono contento di essere riuscito a portarlo a termine, perché mi è sembrato avesse senso, da senso di coerenza e uniformità rafforza il messaggio e l'obiettivo complessivo, evitiamo di pestarci i piedi senza accorgerci, si converge finalmente, rispetto alla situazione scoordinata precedente. Inoltre abbiamo semplificato il servizio per il cittadino.

Che lavoro sognavi di fare da bambino?
Il maestro, il primo ricordo che ho, perché avevo avuto un bravo maestro in IV e V elementare, e forse anche perché i miei genitori sono insegnanti. Avessi dovuto scegliere, avrei fatto anche astronomia, ma lo zio ingegnere mi scoraggiò dicendomi che gli astronomi bene che gli va fanno gli oroscopi, e allora mi sono orientato a una Facoltà generalista e comoda, a Trento.

E che nesso c'è con il lavoro che fai ora?
In qualche maniera sì, l'elemento educativo connesso alla raccolta dei rifiuti. Con la raccolta differenziata induciamo comportamenti. In uno Stato civile, secondo me, è lo Stato che per legge riduce i rifiuti immessi sul mercato. Noi invece lasciamo libero il mercato di fare ciò che vuole, e a noi spetta di fare in modo che l'acquirente lo condizioni.
È una funzione educativa che non avevo percepito quando ho cominciato a lavorare, anche se percepivo la valenza ambientale del nostro lavoro. Poi, progressivamente, sono riuscito un po' a sganciarmi dall'operatività quotidiana e questo mi ha permesso di avere più tempo per confrontarmi.

2 commenti:

  1. Molto interessante, anche la puntata sfatabufala sui tappi di plastica, mi sorgono però 2 domande:
    - perché il cretto di Burri?
    - cosa volevi intendere con "n Trentino ci sono il 30% di iscritti di licenziati"

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    1. Il 30% di licenziati sono gli aderenti ad Assodirigenti industriali, lo dice Roberto Bortolotti per rinforzare la sua riflessione sul senso di ansia che prova in questo periodo.
      Il cretto invece è per me il simbolo del tempo che si ferma. O forse di una realtà che si ferma ed è travolta dal tempo che passa, non so dirti. Quel cemento bianco è un sarcofago sotto cui Burri ha immobilizzato il tessuto urbano di Gibellina, completamente distrutta dal terremoto del Belìce del 1968. E' anche il segno di un tentativo visionario di cambiamento, perché il sindaco Ludovico Corrao volle fare della nuova Gibellina una capitale dell'arte contemporanea. Il terremoto mise fine al mondo contadino, segnò l'inizio di una modernità che a volte è arrivata sotto forma di consumismo, a volte, come nel caso di Gibellina nuova, sotto forma di linguaggi che nessuno o quasi comprende. Andare a Gibellina nuova gela il sangue, è ricca di opere d'arte di assoluto valore, eppure il paese sembra deserto, non ci sono voci, né bambini a rincorrersi, assomiglia a un paesaggio di De Chirico. La foto ha solo vagamente a che fare con il lavoro, ma mi fa pensare al linguaggio e alla sua relazione con il cambiamento. Eppoi mi fa pensare a casa mia, dove tornerò in agosto per le vacanze.

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