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mercoledì 22 maggio 2013

Lavorare piace (certe volte almeno)

Cosa intendi per domenica?
Se avete un paio d'ore di tempo e un treno da prendere. O semplicemente siete qualcuno che lavora a Partita IVA e vuole capire di più come mai non riesca mai a smettere di lavorare. Oppure amate talmente il vostro lavoro da non riuscire a staccare. O avete la semplice curiosità intellettuale di capire come mai a qualcuno possa piacere il lavoro flessibile, precario, autonomo, allora leggetevi il libro di Silvia Bencivelli, Cosa intendi per domenica? Editore Liberaria.

Silvia è una giornalista scientifica, collabora con la Rai, diversi giornali, festival. Per mestiere deve viaggiare molto (mi ci sono proprio identificato), vedere gente, fare cose. Nel frattempo scrivere, confezionare servizi per radio e tv, prendere altri contatti, presentare libri, moderare dibattiti, ripartire.
Ama ciò che fa e lo ritiene utile, come ha raccontato su questo blog qualche mese fa. È fortunata per questo, tante persone a Partita IVA non possono dire la stessa cosa. Oppure la direbbero pure, ma la condizione in cui si trovano a lavorare è detestabile.

Però c'è pure il fatto che da molte persone il lavoro autonomo è vissuto come un ripiego, una non scelta. Allora va a finire che lo si fa per costrizione e magari si finisce per aspettare che prima o poi si trasformi in lavoro dipendente. Allora tutto quello che viene prima dell'agognato posto è tutta una sofferenza e si diventa anche più ricattabili.

Eppoi c'è il fatto che Silvia non ha figli, né impegni sentimentali costrittivi. Eh sì, ha dei vantaggi. Però, insomma, leggetelo. Magari vi potrebbe fare piacere scoprire che il mondo delle Partite IVA è più ricco di sfumature di quanto siamo abituati a pensare. Che trovare la misura tra il senso di possibilità dato dal lavoro autonomo e i vincoli, il tempo, i soldi, i committenti, assomiglia a un esercizio di equilibrismo molto delicato. Oppure potreste scoprire che avete sempre pensato delle cose e che non avete ancora trovato le parole per dirle, sulle speranze connesse al lavoro, o sulle paure. A Silvia le parole non mancano, e nemmeno le idee. E leggendo mi sono ritrovato a intrecciare con lei un dialogo intorno a questioni che appassionano entrambi e che non prevedono risposte semplificate.

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