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lunedì 22 aprile 2013

Autoresponsabilizzazione

Ho l'impressione che nei luoghi di lavoro si utilizzino le parole un poco a casaccio. Per esempio la parola responsabilità. Una breve riflessione a partire da un caso che mi è successo.
Tavolo di lavoro con un libro che sto leggendo


La settimana scorsa mi trovavo in una banca per una consulenza. È un'azienda con cui collaboro da anni per progetti di formazione, che hanno spesso ricadute di sviluppo organizzativo. In uno dei momenti dedicati alla formazione individualizzata uno dei quadri mi dice che sta facendo un lavoro per autoresponsabilizzare i direttori di filiale.
È un lapsus, mi dico, ma poi continuo a pensarci su, perché mi pare che lasci trasparire dei tratti culturali che sono diventati negli ultimi anni sempre più forti nelle organizzazioni di lavoro.

martedì 8 maggio 2012

La meccanica apparente che governa le nostre vite


La maternità è importante e ne siamo felici. Anche la paternità è importante e ne siamo felicissimi. È importante che tu, P. stia con i tuoi bambini che hai appena adottato, figurati.
Quando però P. ritorna la musica è diversa, perché ci sono le cose da fare, non si può mollare un attimo, c'è la crisi, se non lo fai tu a chi potrei affidarlo, e così via.
Così, P. va al lavoro, anche se ufficialmente è a casa per la paternità.
Il panopticon era il modello del carcere di Philadelphia
Non si fa. Non dovrebbe permetterlo, e i suoi capi non dovrebbero chiederglielo. Ma la cosa stramba è che il ritmo della vita è dettato dalle cose da fare, come se la meccanica autonoma dei fatti fosse più potente di qualsiasi soggetto. 

La consistenza delle parole (non solo) nella pubblicità

Intervista a Giuseppe Mazza, 06 aprile 2012
Giuseppe Mazza è fondatore e direttore di Tita, www.titamilano.com agenzia pubblicitaria; è direttore responsabile della rivista trimestrale “Bill. Un'idea di pubblicità”, www.billmagazine.com  

Anche la pubblicità può dire la verità e rispettare l'intelligenza del consumatore. L'esperienza e la passione di Giuseppe Mazza, che avrebbe voluto fare l'edicolante e invece ha fondato un'agenzia pubblicitaria e una rivista che promuove un'idea di pubblicità che rispetti il consumatore

La copertina del primo numero di "Bill"
Che lavoro fai? Me lo descrivi?
Sono un pubblicitario ma non faccio più solo il creativo, ho fondato una mia agenzia, insieme a Sonia Rocchi e quindi sono entrato anche in altre logiche, della gestione del personale, dei clienti, del funzionamento della macchina, il rapporto con le banche, anche se in fondo è possibile interpretare anche questa cosa come forma di creatività allargata.