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martedì 9 dicembre 2014

Il giro del mondo in cui viviamo in due giorni e una notte


Il film dei fratelli Dardenne, "Due giorni, una notte" racconta, a partire dalla vicenda individuale di Sandra, come i cambiamenti economici e culturali che incidono sul mondo del lavoro, influenzano anche la nostra capacità di generare legami sociali e la costruzione stessa della propria individualità.
La locandina del film

Sandra è stata licenziata. Lo hanno deciso i suoi compagni di lavoro. Il padrone gli ha chiesto di scegliere, potevano ricevere un bonus di 1000 euro, oppure votare affinché Sandra restasse. In questo caso avrebbero rinunciato al bonus.
Sandra è appena uscita da una brutta depressione. Il voto è stato influenzato dalle parole del capo officina, il quale ha sostenuto che non sarebbe più tornata come prima e ha aggiunto che in sua assenza erano riusciti a fare il lavoro in 16 anziché 17, e dunque che se non avessero licenziato Sandra prima o poi sarebbe toccato a qualcun altro.

Un’amica di Sandra, una dei due che avrebbe volentieri rinunciato al bonus, fa in modo da ottenere che il padrone consenta una nuova votazione, perché il tentativo di influenzarla, da parte del capo officina, la avrebbe invalidata.
Sandra ha tempo sabato e domenica, due giorni e una notte, come recita il titolo, per cercare di convincere i suoi compagni a cambiare orientamento.
Non è un’impresa facile. I suoi colleghi di lavoro hanno buone motivazioni per scegliere il bonus, la retta della figlia all’Università da pagare, una famiglia numerosa da mantenere, un contratto di apprendistato che rischia di non essere confermato. 
I fratelli Dardenne mettono in scena una situazione che si sarebbe prestata facilmente a una lettura ideologica alla Ken Loach. Il padrone della fabbrica di pannelli solari che, permettendo di scegliere tra il bonus e il mantenimento di un posto di lavoro, ha generato il dramma, avrebbe meritato un bel film sanamente incazzato.
Invece i due autori si tengono lontani da qualsiasi semplificazione. Riconoscono le ragioni di tutti, comprese quelle del padrone, raccontando una situazione tipica del nostro tempo, dove la concorrenza cinese stressa il mercato, dove la depressione è una malattia di cui si sottovaluta il ruolo della dimensione sociale, dove c’è un’evidente difficoltà a trovare una dimensione collettiva di riferimento. I fratelli Dardenne non giudicano, si limitano a raccontare come nel vuoto e nell’angoscia di questo nostro tempo sia possibile fare comunque delle scoperte. La capacità di chiedere ad esempio, quella di ascoltare, di cambiare idea, di darsi da fare, di conservare il rispetto di sé e degli altri.
Sandra non riuscirà a riavere il suo posto di lavoro, scoprirà però in sé energie e forza che non credeva di avere, e scoprirà che gli altri esistono e sono presenti non per comune destino e scelta politica, ma perché scelgono di esserci. Non tutti, non sempre, con tante contraddizioni, ma con accenti che una dimensione scontata della solidarietà, quella di classe ad esempio, non consentirebbe di scoprire. 

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